Viviamo in un tempo in cui la confusione non è solo comune: è quasi inevitabile. Il ritmo accelerato della società, le aspettative esterne, le pressioni familiari e professionali, i social media che ci mostrano vite perfette e obiettivi sempre raggiunti… tutto sembra contribuire a generare smarrimento.
Ma cosa succederebbe se smettessimo di vedere la confusione come un errore o un problema, e iniziassimo a considerarla una chiamata? Un invito a fermarci, guardarci dentro, e ascoltare.
La confusione non è un nemico: è un segnale
Spesso chi si rivolge a me inizia così: “Non so più cosa voglio”, oppure: “Mi sento bloccato, come se avessi perso il senso delle cose”. La tendenza istintiva è voler uscire in fretta da questa sensazione. Ma è proprio in quel momento che possiamo trasformarla.
La confusione è un punto di passaggio, uno spazio fertile. Un luogo interiore dove le vecchie strutture non reggono più e le nuove devono ancora emergere. In questo vuoto apparente, se ci fermiamo e ascoltiamo, iniziano a sorgere intuizioni profonde.
Perché ci sentiamo persi?
Perché spesso non ci siamo mai davvero chiesti chi siamo. Abbiamo costruito un’identità su ciò che era approvato, utile, valorizzato da altri. Ma non su ciò che ci accende dentro.
Quando la nostra vita non è più allineata con ciò che siamo diventati, o con ciò che stiamo scoprendo di voler essere, il sistema interno inizia a mandarci segnali. Ansia, disconnessione, senso di insoddisfazione… oppure confusione.
La confusione come porta d’accesso
Nel coaching, uso spesso questo stato iniziale come punto di partenza. Perché dentro il disorientamento si nasconde una domanda potente: “Cosa voglio davvero?”
Raramente è una risposta immediata. Ma attraverso un processo fatto di ascolto, presenza e domande mirate, cominciano ad emergere le vere risposte. Quelle che non sono costruite dalla mente, ma sentite nel corpo e nel cuore.
Tre passi per orientarsi nella confusione
- Smettere di cercare risposte fuori
I consigli degli altri, i modelli esterni, le aspettative sociali: tutto questo può distrarci. Inizia a stare con la tua domanda senza correre a trovare soluzioni. - Creare uno spazio di ascolto interiore
Che sia attraverso il journaling, la meditazione o un percorso di coaching, serve uno spazio in cui puoi ascoltarti davvero, senza giudizio. - Agire in piccolo
La chiarezza non arriva tutta insieme. Ma piccoli passi coerenti con ciò che senti vero iniziano a mostrarti la direzione. Spesso non serve cambiare tutto, ma iniziare ad agire in modo più allineato.
Il valore di essere accompagnati
Affrontare da soli un momento di disorientamento può essere difficile. Avere accanto una figura che sa ascoltare, porre le domande giuste e non giudicare è ciò che fa la differenza.
Nel mio approccio al coaching, accolgo la confusione non come un ostacolo, ma come un punto di partenza prezioso. Aiuto le persone a fare ordine, a riscoprire ciò che conta davvero per loro e a costruire, passo dopo passo, una nuova coerenza tra ciò che sentono e ciò che fanno.
In conclusione
Non temere la confusione. È un invito a tornare a te.
Può sembrare il momento più scomodo, ma è spesso il più fertile.
Se lo attraversi con rispetto, coraggio e ascolto, diventa una bussola: ti riporta verso casa.